giovedì, giugno 26, 2025

Spagna vs Italia: perché Madrid corre più veloce di Roma?

Negli ultimi anni, la Spagna ha registrato una crescita economica più sostenuta rispetto all’Italia. I numeri parlano chiaro: tra il 2014 e il 2024, il PIL spagnolo è cresciuto mediamente più del nostro, l’occupazione è aumentata e gli investimenti pubblici sono tornati centrali. Ma come ha fatto? E l’Italia può davvero seguire lo stesso esempio?


La ricetta spagnola per la crescita

La Spagna ha adottato una serie di riforme e politiche pubbliche che hanno dato risultati concreti. Ecco i punti principali:

Riforma del lavoro (2021-2022):

Il governo guidato da Pedro Sánchez e dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha puntato sulla stabilità occupazionale. Ha limitato l’uso eccessivo dei contratti a termine e incentivato contratti a tempo indeterminato, soprattutto per i giovani. Il risultato? Un netto calo della precarietà.

Aumento del salario minimo:

In pochi anni, il salario minimo è cresciuto del 47%, arrivando a 1.134 euro lordi al mese nel 2024. Questo ha aumentato i consumi interni e ridotto le disuguaglianze, senza causare l’aumento della disoccupazione temuto da molti.

Investimenti del PNRR (Piano di Ripresa e Resilienza):

La Spagna ha speso più rapidamente e con maggiore efficienza i fondi europei rispetto all’Italia. Ha investito in infrastrutture verdi, digitalizzazione e formazione professionale.


Politiche industriali attive:

Il governo ha puntato su settori strategici come le energie rinnovabili, l'automotive elettrico e l’idrogeno, creando nuovi posti di lavoro e attrazione di capitali esteri.

Dialogo sociale con sindacati e imprese:

Molte riforme sono state negoziate con le parti sociali, evitando conflitti e favorendo un clima di collaborazione.

Italia: cosa non ha funzionato nel governo Meloni rispetto alla crescita spagnola



A confronto con la Spagna, l’Italia si trova oggi in una posizione più debole sul fronte della crescita economica, dell’occupazione stabile e dell’efficienza nella spesa pubblica. L’attuale governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, ha preso alcune scelte politiche che si sono rivelate inefficaci o controproducenti nel sostenere uno sviluppo duraturo. Di seguito i principali punti critici.

1. Riforma del lavoro: occasione mancata

Mentre la Spagna ha riformato il mercato del lavoro in chiave espansiva e inclusiva (riducendo la precarietà, aumentando i contratti stabili e coinvolgendo i sindacati), in Italia il governo Meloni non ha varato alcuna riforma strutturale significativa in questo ambito.

Al contrario:

  • Ha puntato su misure temporanee come il "decreto lavoro" del 2023, che ha allargato le maglie dei contratti a termine invece di limitarli, come fatto in Spagna.
  • Ha modificato il Reddito di Cittadinanza, abolendolo per molte categorie e sostituendolo con strumenti meno inclusivi (come l’Assegno di inclusione), senza garantire un’alternativa occupazionale reale.
  • Ha ignorato il tema del salario minimo legale, nonostante le pressioni dell’opposizione e i dati sull’aumento del lavoro povero.

La linea del governo è stata quella di lasciare al mercato la regolazione del lavoro, senza un’azione decisa per contrastare precarietà e sottoccupazione. Il risultato: stagnazione salariale e poca fiducia da parte dei giovani nel mercato del lavoro.

2. Spesa del PNRR: lentezza e confusione

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresentava un’occasione storica per modernizzare il Paese. Tuttavia:

  • L’Italia ha mostrato ritardi consistenti nell’attuazione dei progetti, con frequenti rimpasti nella governance e continui cambiamenti di priorità.
  • Il governo ha centralizzato le decisioni, ma senza rafforzare realmente la macchina amministrativa. Questo ha aggravato i problemi di gestione a livello locale.
  • Rispetto alla Spagna, che ha usato parte dei fondi per rafforzare i servizi pubblici (formazione, sanità, transizione ecologica), l’Italia ha disperso le risorse in microinterventi poco coordinati.

Il risultato è che la spesa del PNRR in Italia è meno visibile, meno efficace e più contestata, anche dalla stessa Commissione europea.



Italia: 0.9% (2023), 1.1% (2024), 1.2% (2025)

Spagna: 2.5% (2023), 2.0% (2024), 2.1% (2025)

3. Politiche industriali deboli e frammentate

Il governo Meloni ha più volte annunciato piani di rilancio per l’industria italiana, ma ad oggi non esiste una vera strategia industriale di medio-lungo periodo.

  • I fondi per la transizione verde e digitale sono stati ridotti o riassegnati.
  • Interventi come quello sul settore auto (incentivi per veicoli elettrici) sono arrivati in ritardo e con impatto limitato.
  • Il sostegno alle imprese è stato più orientato a tagli fiscali generalizzati (es. taglio al cuneo contributivo) piuttosto che a politiche mirate per l’innovazione, la formazione e la competitività.

A differenza della Spagna, l’Italia non ha saputo guidare il cambiamento, ma si è limitata a compensare le difficoltà con misure tampone.

4. Assenza di dialogo sociale

In Spagna, molte riforme chiave sono state negoziate con i sindacati e le associazioni datoriali, creando un consenso ampio e durevole. In Italia, invece, il governo ha spesso scelto la via dello scontro o dell’esclusione.

  • Le parti sociali sono state consultate tardi o per dovere formale.
  • Le critiche dei sindacati su lavoro, salari e pensioni sono state minimizzate o ignorate.
  • Questo ha contribuito a un clima conflittuale, che rende più difficile l’attuazione di qualsiasi riforma complessa.

Il governo Meloni ha finora adottato una strategia economica basata su misure conservative e poco incisive, spesso ispirate da logiche elettorali più che da una visione di lungo periodo. Al contrario della Spagna, che ha usato la crisi come occasione per riformare e innovare, l’Italia ha puntato sulla stabilità apparente, rinviando i problemi strutturali.

Per colmare il divario con la Spagna, non servirebbe semplicemente "copiare", ma cambiare approccio: investire sulle persone, modernizzare le istituzioni e costruire un nuovo patto sociale. Ma questo richiede coraggio politico e capacità di visione. Due qualità che, al momento, sembrano mancare.

Un saluto alla prossima

Nessun commento:

Posta un commento

se hai ritenuto utile questo articolo commenta a sentimento, ciao