Nel panorama normativo italiano, la Legge 104 del 1992 non è solo un insieme di articoli: è una dichiarazione di principio. È il modo in cui lo Stato riconosce che la disabilità non è solo una condizione medica, ma una realtà che investe ogni aspetto della vita quotidiana — dal lavoro all’affettività, dalle opportunità economiche all’autonomia personale.
Questa legge nasce per offrire
strumenti concreti a chi convive con una disabilità e a chi, giorno dopo
giorno, offre assistenza. Strumenti che traducono in azioni il concetto di
equità, laddove l’uguaglianza da sola non basta.
Il riconoscimento avviene
attraverso l’INPS, che valuta la gravità della situazione e ne certifica il
bisogno di tutela. Non si tratta solo di permessi lavorativi o sgravi fiscali,
ma di una rete di protezione che abbraccia la persona e la sua storia.
Il diritto a tre giorni
retribuiti al mese o a due ore quotidiane di permesso non è una concessione: è
il riconoscimento del valore del tempo dedicato all’altro. Il congedo
straordinario di due anni è una risposta istituzionale al bisogno di presenza
continua, emotiva prima ancora che fisica.
Gli incentivi economici — IVA
agevolata, detrazioni, esenzioni — alleggeriscono un peso quotidiano che non è
solo finanziario. Consentono di acquistare un’auto per accompagnare un figlio
alle terapie, un computer per supportarne la didattica, un ausilio che
semplifica la vita. Sono misure che traducono la cura in possibilità.
Anche il mondo della scuola e del
lavoro viene interpellato. La possibilità di scegliere una sede lavorativa
vicina, di evitare trasferimenti forzati, di ricevere supporto educativo sono
tasselli di una politica inclusiva che non lascia indietro nessuno.
E sul fronte previdenziale, la
legge riconosce che chi cura ha diritto a essere tutelato: pensioni di
invalidità, assegni di accompagnamento, pensione anticipata per i caregiver.
Tutto questo compone un quadro che parla di rispetto e di presenza.
Scrivere di Legge 104 significa
raccontare storie di resilienza, di famiglie che si reinventano, di
professionisti che affiancano, di cittadini che chiedono solo di non essere
invisibili. È un invito a conoscere, informarsi, agire.
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