QUELLI CHE PAGANO UN CAFFE' CON LA CARTA

Piccoli Importi, Grandi Problemi: Una Critica all'Uso delle Carte per le Microtransazioni

Negli ultimi anni, in Italia si è assistito a un vero e proprio boom nell’utilizzo delle carte di credito e di debito, anche per pagamenti di pochi euro. Se da un lato questo cambiamento riflette una crescente digitalizzazione dei consumi, dall’altro solleva diverse problematiche spesso trascurate, soprattutto quando si parla di microtransazioni – ovvero acquisti di importi inferiori a 10 o 20 euro. Ma davvero ha senso usare una carta per comprare un caffè?


La fila al supermercato e nei bar per acquistare una confezione di acqua, un panino o un caffè

Quante volte ci siamo trovati nella condizione di aspettare che il possessore di carta di turno, il pagatore digitale, tirasse fuori la sua arma, la stendesse dinanzi allo strumento di lettura per poi scoprirne lo scorretto funzionamento, l’inserimento, il passaggio, il suono di errore, la mancata accettazione e noi li dietro pronti con i tre euro spicci sonanti con la sola pretesa di pagare la nostra cassa di acqua e andarcene, credo sia capitato a tutti. Ma loro insistono persistono nella scellerata idea di futuro.

Il mito della comodità assoluta

Pagare con una carta è indubbiamente comodo. Contactless, smartphone, smartwatch: oggi basta un tocco per saldare il conto. Tuttavia, questa apparente comodità rischia di creare una dipendenza dalle soluzioni digitali anche quando non sono né necessarie né efficienti. Il consumatore perde il senso del valore reale del denaro e il gesto di pagare diventa automatico, svuotando l’atto d’acquisto di ogni consapevolezza economica.


I costi nascosti per i commercianti

Quello che spesso non si vede sono le conseguenze che questa abitudine ha per i piccoli esercenti. Ogni transazione elettronica comporta una commissione, che può variare dallo 0,5% al 3% dell’importo. Se su una spesa di 100 euro può sembrare trascurabile, su una transazione da 1,50 euro può rappresentare un vero problema. Per molti commercianti, soprattutto nei settori a basso margine (come bar, edicole o piccoli negozi di alimentari), accettare carte per ogni importo non è economicamente sostenibile.

Obbligo sì, supporto no

Dal 2022 l’Italia ha introdotto l’obbligo per tutti gli esercenti di accettare pagamenti elettronici, anche per pochi centesimi. Ma l'obbligo non è stato accompagnato da un adeguato supporto: mancano politiche serie di riduzione delle commissioni bancarie o incentivi per l'uso di sistemi di pagamento più equi. Il risultato? L’esercente si trova stretto tra l’obbligo normativo e l’insostenibilità economica.

E l’evasione fiscale?

Uno degli argomenti più ricorrenti a favore dei pagamenti digitali è la lotta all’evasione fiscale. Tuttavia, se il sistema che si promuove danneggia chi è già regolare e onesto – ovvero i piccoli esercenti che dichiarano ogni centesimo – mentre resta inefficace contro le grandi sacche di evasione strutturale, si rischia solo di spostare il problema senza risolverlo.

Verso una riflessione più matura

Il progresso tecnologico non deve diventare dogma. Non tutto ciò che è possibile è automaticamente giusto o utile. È necessario sviluppare una riflessione matura sull’uso dei pagamenti digitali, distinguendo tra comodità e reale beneficio per l’intero ecosistema economico. L’abuso delle carte per ogni tipo di transazione non fa bene né ai consumatori – che perdono consapevolezza – né ai commercianti – che vedono erodersi i propri margini.

Conclusione

In un Paese dove la moneta elettronica sta rapidamente guadagnando terreno, è fondamentale chiedersi: a chi conviene davvero questo cambiamento? Se vogliamo un sistema di pagamento moderno ed equo, dobbiamo ridurre i costi per le piccole imprese, aumentare la trasparenza e promuovere l’educazione finanziaria. Solo allora i pagamenti digitali potranno diventare uno strumento di progresso, e non un peso silenzioso sulle spalle di chi ogni giorno apre la saracinesca.

 

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