REMIGRAZIONE LA NUOVA PAZZIA DELLE DESTRE MONDIALI
Il Significato Distorto della Remigrazione: Una Critica alla Retorica Neofascista in Italia
La “remigrazione”, un termine che qualcuno vorrebbe associare a un ritorno idilliaco, è diventata in Italia un mantra usato da gruppi politici e movimenti estremisti per promuovere una visione autoritaria, xenofoba e retrograda della società. le destre, insieme ai movimenti neonazisti Europei, stanno sfruttando questo concetto come una sorta di cavallo di battaglia contro i migranti e per rilanciare un’idea di “identità nazionale” che, più che proteggere la cultura italiana, rischia di farci sprofondare in una spirale di odio, divisione e intolleranza.
Che cos'è la remigrazione?
Il termine "remigrazione" si riferisce al ritorno di coloro che, provenienti da Paesi stranieri, decidono di fare ritorno nelle loro terre d'origine. Spesso il concetto viene utilizzato in modo ambiguo, come se si trattasse di una “soluzione” all’immigrazione incontrollata. Per le nuove destre, la remigrazione è vista come una risposta alla presunta "invasione" di migranti provenienti da Africa, Asia e altre zone povere del mondo.
La retorica che ruota attorno alla remigrazione è un’invocazione alla paura, alla xenofobia e all’auto-rappresentazione come difensori dell'italianità, con il chiaro intento di alimentare la divisione e la diffidenza nei confronti delle persone di origini diverse. Ma ciò che questi gruppi non dicono è che la "remigrazione" è una risposta fallimentare, che non risolve nulla e alimenta solo l'odio e il pregiudizio.
Le forze politiche della divisione
Le destr, in Europa come anche le destre Americane hanno fatto della retorica anti-immigrati una bandiera politica, cavalcando l'onda della paura per attrarre elettori disposti a credere che anche l’Italia debba essere un “fortino” inespugnabile, un luogo di esclusività razziale e culturale.
Il loro messaggio non solo è divisivo, ma è intrinsecamente pericoloso, poiché si basa su una falsa comprensione dei flussi migratori e una disinformazione sistematica sul ruolo che i migranti svolgono nella società.
Non è difficile vedere come la retorica della remigrazione, così come altre politiche populiste, sia utilizzata per mascherare l’incapacità di risolvere i veri problemi sociali ed economici del Paese.
Il malcontento nei confronti della disoccupazione giovanile, del caro-vita, delle difficoltà nel sistema sanitario e delle disuguaglianze regionali viene così dirottato verso un capro espiatorio: il migrante. In questo modo, anziché affrontare le reali cause dei problemi sociali, si punta il dito contro una minoranza vulnerabile.
Neonazismo e xenofobia: il volto oscuro della “remigrazione”
Non solo la destra Europea ed Italiana, ma anche gruppi neonazisti e neofascisti hanno abbracciato la retorica della remigrazione.
Questi movimenti, che si rifanno a un passato oscuro e sanguinoso, usano il concetto di "remigrazione" per propagandare il ritorno a un'epoca in cui l’Italia sarebbe stata, secondo loro, “pura” e “forte”. L’integrazione non è mai contemplata; la diversità viene percepita come una minaccia, come qualcosa da eliminare, piuttosto che da abbracciare.
Il neonazismo non ha mai smesso di covare nell’ombra della società italiana, ma negli ultimi anni ha trovato nuova linfa nelle posizioni di alcuni partiti che, pur non dichiarandosi apertamente fascisti, non esitano a utilizzare il linguaggio e la simbologia della destra radicale per guadagnare consensi. In questo contesto, la remigrazione diventa una bandiera per "ripulire" la società dalle “minorità”, per eliminare il cosiddetto “invasore” e riscoprire un’Italia che, secondo loro, è stata derubata della sua identità autentica.
L’illusione della "purezza" e il pericolo del ritorno al passato
La retorica della remigrazione non si limita alla questione migratoria. Sottende anche un ideale di "purezza" nazionale che rievoca i peggiori periodi della storia europea. I teorici della "remigrazione" si ispirano a un mito nazionalista che rifiuta la multiculturalità, ignorando che l’Italia, così come l’Europa, è stata per secoli una terra di incontri e mescolanze culturali. Il nostro patrimonio culturale non è mai stato monolitico e non lo sarà mai: è il frutto di secoli di influenze diverse, dalle invasioni barbariche alle dominazioni straniere, dalla presenza degli arabi in Sicilia fino alla colonizzazione delle Americhe.
La "remigrazione" non è una soluzione ai problemi economici o sociali del nostro Paese, ma un pretesto per creare divisioni, alimentare l’odio e rispolverare ideologie che pensavamo di aver relegato al passato. È una distorsione della realtà, un tentativo di farci credere che il nostro futuro debba essere basato sulla paura dell'altro, sullo scontro e non sulla collaborazione.
L’Italia di domani: un Paese più inclusivo o il ritorno al fascismo?
In Italia, come in tutta Europa, c’è un crescente bisogno di riflettere su come vogliamo affrontare le sfide del futuro. La paura dell'immigrazione non deve essere il motore che guida le politiche pubbliche, né deve diventare un'arma nelle mani di partiti che cercano il consenso a qualsiasi costo. La vera forza di un Paese non sta nella sua capacità di respingere l'altro, ma nella sua abilità di accogliere, integrare e valorizzare le diversità.
Se davvero vogliamo costruire un’Italia migliore, dobbiamo affrontare la questione dell’immigrazione in modo razionale e umano. Non esistono soluzioni facili o risposte semplici, ma certamente la “remigrazione” non è una di queste. Solo una società che accetta e rispetta le differenze può sperare in un futuro prospero e pacifico.
La risposta alla sfida migratoria non è l’esclusione, ma l’integrazione. Non dobbiamo temere le diversità, ma imparare a viverle come una risorsa, non come una minaccia. Combattere la xenofobia, l'intolleranza e il razzismo deve essere una priorità, non solo per il futuro della nostra società, ma anche per la nostra dignità come cittadini di un mondo che, sempre più, è interconnesso e globalizzato.
Per un’Italia che non si nasconde dietro muri, ma che guarda avanti, con apertura e coraggio.
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