sabato, settembre 13, 2025

La strana storia del NAD: il coenzima che sfida il tempo

La strana storia del NAD: il coenzima che sfida il tempo

Nel panorama della medicina e della ricerca sulla longevità, poche molecole hanno avuto un’ascesa tanto rapida quanto enigmatica come il NAD. Non si tratta di un farmaco da banco né di una nuova pillola miracolosa, ma di una sostanza che ha attraversato oltre un secolo di scienza, passando dall’ombra alla ribalta. NAD è l’acronimo di Nicotinamide Adenina Dinucleotide, e la sua storia è un intreccio affascinante di scoperte biochimiche, speranze terapeutiche e un crescente interesse da parte del mondo del benessere.

Dalla fermentazione del lievito alla medicina rigenerativa

La scoperta del NAD risale al 1906, durante esperimenti sulla fermentazione del lievito. Per decenni è rimasto un coenzima noto solo agli addetti ai lavori, coinvolto nei processi metabolici cellulari. Ma con l’avanzare della ricerca, il NAD ha rivelato un ruolo ben più ampio: è il carburante delle sirtuine, proteine che regolano la longevità cellulare, la risposta allo stress e la riparazione del DNA.

Il dato più sorprendente? I livelli di NAD+ (la sua forma attiva) diminuiscono progressivamente con l’età, aprendo la strada a nuove ipotesi terapeutiche.

NAD+: moda o rivoluzione?

Negli ultimi anni, la cosiddetta terapia NAD ha guadagnato popolarità in ambienti molto diversi: dalle cliniche di medicina funzionale alle community di biohacker, fino alle celebrità che ne lodano gli effetti su energia, lucidità mentale e benessere generale. In alcune strutture, vengono proposte infusioni endovenose di NAD+ come trattamento per affaticamento cronico, disturbi dell’umore e declino cognitivo.

La comunità scientifica, tuttavia, invita alla cautela. Sebbene gli studi su modelli animali mostrino effetti promettenti sulla funzione mitocondriale e sulla neuroprotezione, le evidenze cliniche sull’uomo sono ancora limitate.

Il futuro del NAD tra integratori e stile di vita

Oltre alle infusioni, la ricerca si sta concentrando su precursori del NAD+ come NMN (Nicotinamide Mononucleotide) e NR (Nicotinamide Riboside), disponibili sotto forma di integratori. Queste molecole sembrano stimolare la produzione endogena di NAD+ e sono oggetto di studi clinici in corso.

Anche strategie non farmacologiche come il digiuno intermittente, l’esercizio fisico e la restrizione calorica sembrano influenzare positivamente i livelli di NAD+, suggerendo che la longevità potrebbe essere modulata non solo da ciò che assumiamo, ma anche da come viviamo.

La storia del NAD è tutt’altro che conclusa. Da molecola dimenticata a protagonista della medicina rigenerativa, il suo percorso riflette il desiderio umano di comprendere e rallentare il processo di invecchiamento. Se il NAD sarà davvero la chiave per vivere più a lungo e meglio, lo dirà la scienza. Ma intanto, il dibattito è aperto e affascinante. 

DC

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