Aspettare il Futuro: L’Inganno dell’Attesa e la Rivincita del Presente
Viviamo in un tempo che ci insegna a guardare avanti. Ci viene detto di pianificare, di prevedere, di costruire il domani come se fosse l’unico luogo in cui la vita possa davvero accadere. Ma in questa corsa verso il futuro, molti giovani e meno giovani si perdono.
Rimandano il piacere, procrastinano la gioia, rinviano la vita. Aspettano un momento perfetto che non arriva mai.
L’incertezza del futuro è una certezza. Nessuno sa cosa accadrà domani, eppure ci comportiamo come se fosse lì che risieda la verità, la felicità, la realizzazione. È un paradosso: più ci affanniamo a rincorrere il futuro, più ci allontaniamo da ciò che è reale, tangibile, vivo il presente.
Il mito della preparazione infinita
Molti vivono come se la vita vera dovesse iniziare dopo. Dopo la laurea. Dopo il lavoro giusto. Dopo la pensione. Dopo che i figli saranno cresciuti. Dopo che ci sarà tempo. Ma quel “dopo” è un miraggio. E mentre lo inseguiamo, il presente si consuma. Le giornate si riempiono di attese, di piani, di rinvii. Si rimanda un viaggio, una cena, un abbraccio, una risata. Si rimanda il piacere, come se fosse un lusso da meritare solo in un futuro ipotetico.
Il presente come atto di ribellione
Godere del presente non è superficialità. È lucidità. È un atto di coraggio, una forma di resistenza contro la tirannia dell’ansia e della pianificazione. Significa riconoscere che la vita non è un progetto da completare, ma un’esperienza da vivere. Significa accettare che l’incertezza non è una minaccia, ma una condizione naturale dell’esistenza.
Chi riesce a vivere il presente non è chi ignora il futuro, ma chi lo guarda negli occhi e sceglie di non esserne schiavo. È chi sa che ogni istante ha valore, che ogni gesto può essere pieno, che ogni giorno può contenere bellezza.
Il piacere non è peccato, è presenza
C’è una diffidenza culturale verso il piacere. Come se fosse frivolo, come se distrasse dai “veri” obiettivi. Ma il piacere quello autentico, profondo, consapevole è ciò che ci radica nel momento. È ciò che ci ricorda che siamo vivi. Non è fuga, è ritorno. Non è debolezza, è forza.
Godere di un tramonto, di una conversazione, di un silenzio, di un piatto cucinato con cura, non è perdere tempo. È riconoscere che il tempo non si perde, si vive. E che la vita non è altrove, è qui.
Un invito a tutti: smettere di aspettare
A chi ha vent’anni e pensa che la vita inizierà “quando sarà tutto pronto”. A chi ne ha sessanta e crede che “ormai è troppo tardi”. A chi ha rimandato per anni un sogno, un amore, una passione. A chi ha vissuto nella paura del domani e ha dimenticato il gusto dell’oggi. Questo è un invito: smettete di aspettare.
Non c’è un momento giusto per vivere. C’è solo questo. E non è poco. È tutto.
Il futuro arriverà comunque. Ma il presente, se non lo afferriamo, se non lo onoriamo, se non lo celebriamo, se ne va. E non torna.
Viviamo ora. Viviamo pienamente. Viviamo senza rimandare. Perché il presente è l’unico tempo che ci appartiene davvero.
Un saluto alla prosima David Conti
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