Accordo UE–USA del 27 luglio 2025: svendita europea sotto il sole di Turnberry
Una stretta di mano tra Ursula von der Leyen e Donald Trump nel resort scozzese di Turnberry ha sancito l’accordo commerciale più controverso dell’ultimo decennio. Presentato come un trionfo della diplomazia transatlantica, si rivela invece come una disfatta per l’Europa: dazi del 15% su gran parte delle esportazioni UE in cambio di acquisti energetici e investimenti che profumano più di propaganda che di vantaggio strategico.
Italia: dai fasti del Made in Italy alla morsa dei dazi
Il Bel Paese incassa il colpo più duro. Le eccellenze italiane diventano merce da saldo nel supermercato americano:
• Parmigiano Reggiano e Grana Padano? Trattati come snack di lusso.
• L’olio d’oliva e il vino? Un capriccio per ricchi oltreoceano.
• I farmaci? Penalizzati in nome di una “reciprocità” fasulla.
• L’automotive? Sotto tiro, nonostante una timida riduzione dei dazi.
• Tecnologia e semiconduttori? Strangolati mentre gli USA rafforzano il loro primato.
Bruxelles come vassalla? Una resa mascherata da diplomazia
Von der Leyen ha parlato di “buona intesa”. Trump lo ha definito “il più grande accordo della storia”. La realtà è che l’Europa ha piegato il capo, accettando regole imposte da Washington sotto il ricatto del 30% o del 50% di dazi minacciati. Un negoziato condotto con il fiato corto e lo sguardo rivolto al baratro economico.
Boicottare gli USA? Un sogno difficile, ma non impossibile
Nel dibattito pubblico europeo emergono voci indignate che invocano il boicottaggio dei prodotti americani. Un atto di resistenza più simbolico che efficace, ma che accende i riflettori sulle contraddizioni di un consumismo a stelle e strisce. Ecco i bersagli:
• Bevande e snack: Coca-Cola, Pepsi, Oreo, M&M’s
• Fast food: McDonald’s, KFC, Burger King
• Software e tecnologia: Apple, Microsoft, Google, Amazon
• Moda e lifestyle: Nike, Levi’s
• Prodotti di largo consumo: Heinz, Colgate, Gillette
Difficile rinunciarvi? Sì. Ma continuare a finanziare giganti che beneficiano di accordi squilibrati è ancora più difficile da digerire.
Europa afona in cerca di voce
L’accordo UE–USA del 27 luglio non è un passo avanti. È un passo indietro nella difesa degli interessi comuni, una capitolazione davanti alla logica dell’imposizione. Invece di ridefinire la sovranità economica europea, Bruxelles ha imboccato la via della dipendenza. Peggio della guerra? Forse. Di certo, una disfatta commerciale dal retrogusto amaro.
Nessun commento:
Posta un commento
se hai ritenuto utile questo articolo commenta a sentimento, ciao