L’alimentazione da spiaggia è una cartina tornasole dell’evoluzione sociale, economica e culturale dell’Italia. Dai panini avvolti nella carta stagnola alle ciotole di poké, ciò che mangiamo sotto l’ombrellone racconta molto più del gusto: racconta la storia del nostro modo di vivere l’estate.
Anni ’50 – Fagottari e
frittate
Negli anni Cinquanta, il pranzo
al mare era un’esperienza casalinga e genuina. Le famiglie portavano da casa
frittate di pasta, polpette avvolte nella stagnola, pane e pomodoro. I
fagottari – così venivano chiamati con simpatia – stendevano le tovaglie a
quadretti sulla sabbia e si godevano il pasto tra gassose frizzanti e bambini
scalzi che giocavano con secchielli e palette.
Anni ’80 – Insalata di riso e
panini imbottiti
Con gli anni Ottanta arriva il
boom dell’insalata di riso: colorata, economica, resistente al caldo. I panini
imbottiti diventano protagonisti, farciti con salumi e formaggi, spesso
accompagnati da merendine industriali. Le borse frigo fanno capolino, e tra una
chiacchiera e una radio portatile, il pranzo diventa più pratico e spensierato.
2025 – Poké bowl e
consapevolezza alimentare
Oggi, nel 2025, la spiaggia è
anche sinonimo di benessere. Le poké bowl con salmone, avocado e quinoa sono il
nuovo standard, insieme a borracce termiche con acqua aromatizzata. Le
merendine lasciano spazio a barrette vegane e frullati detox, serviti in contenitori
compostabili e dal design minimal. L'estetica conta, ma anche la sostenibilità.
Che si tratti di un panino
imbottito, una frittata avvolta o un’insalata di quinoa, la spiaggia continua
ad essere il luogo dove il cibo e l’estate si abbracciano. Mentre cambiano gli
ingredienti, il rito del pranzo sotto l’ombrellone resta un immutabile piacere
italiano.
Nessun commento:
Posta un commento
se hai ritenuto utile questo articolo commenta a sentimento, ciao