Superbia: quando l’ego ci fa perdere di vista gli altri
La superbia è uno di quei
vizi che non passano mai di moda. Non ha bisogno di urlare: spesso si nasconde
dietro un sorriso sicuro, una frase detta con troppa convinzione, uno sguardo
che non si abbassa mai. È la convinzione di bastare a sé stessi, di non avere
nulla da imparare, di essere un gradino sopra gli altri.
Nel pensiero cristiano, è
considerata il primo dei sette vizi capitali. Sant’Agostino la chiamava “amore
disordinato di sé”, e Dante, nella Divina Commedia, la punisce nel Purgatorio:
i superbi camminano piegati sotto pesanti macigni, incapaci di guardare il
cielo. Un’immagine potente, che ci ricorda quanto l’ego possa diventare un
peso.
Anche i greci ci avevano
visto lungo. Nelle tragedie, la hybris – la tracotanza – è spesso la causa
della rovina dell’eroe. Edipo, Creonte, Antigone: tutti, in modi diversi,
pagano il prezzo dell’orgoglio. La superbia è cieca, e spesso ci fa inciampare
proprio quando pensiamo di essere invincibili.
Nel corso della storia,
filosofi e pensatori hanno continuato a metterci in guardia. Machiavelli,
Pascal, Montaigne, fino a Freud e Jung: tutti, in modi diversi, ci hanno detto
che l’ego può diventare una prigione. E oggi? La superbia si è fatta digitale.
Vive nei social, nei selfie perfetti, nei post che gridano “guardami!”. Ma
sotto la superficie, resta sempre la stessa: la paura di non essere abbastanza,
mascherata da ostentazione.
L’umiltà, invece, è una
forza silenziosa. Non è pensare di valere poco, ma sapere che ogni persona ha
qualcosa da insegnarci. È la capacità di ascoltare, di mettersi in discussione,
di crescere. Montaigne scriveva che “ogni uomo porta in sé la forma intera
dell’umana condizione”. L’umiltà nasce proprio da qui: dalla consapevolezza che
siamo tutti fragili, tutti imperfetti, tutti in cammino.
Quante persone superbe
incontro ogni giorno, quanti saputi, finti professori, gente che non coordina
la destra con la sinistra eppure si sente dio in terra, gente comunque di poco
valore solo per il fatto di essere superbi.
La superbia è veramente
un peccato capitale.
Un saluto alla prossima
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