Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha smesso di essere solo uno strumento tecnologico per diventare, per molti adolescenti, una vera e propria “amica virtuale”. Chatbot come Replika, Character.AI, ChatGPT e Grok stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella vita dei giovani, offrendo compagnia, consigli e supporto emotivo. Ma dietro questa nuova forma di relazione si nascondono anche rischi significativi.
Un fenomeno in crescita
Secondo una recente indagine condotta da Common Sense Media,
il 72% degli adolescenti statunitensi ha interagito almeno una volta con un
assistente virtuale, e più della metà lo fa quotidianamente. Le motivazioni
sono molteplici: dalla curiosità all’intrattenimento, dalla ricerca di consigli
alla necessità di confidarsi con qualcuno che non giudica. Un terzo degli
intervistati ha dichiarato di aver condiviso con l’IA informazioni personali
come il proprio nome, la posizione geografica e persino segreti intimi.
Solitudine digitale e dipendenza emotiva
Il dato più allarmante riguarda il 31% dei giovani che
preferisce parlare con un’intelligenza artificiale piuttosto che con un essere
umano. Questo comportamento è spesso legato a una sensazione di solitudine o
alla difficoltà di trovare interlocutori reali. L’IA, sempre disponibile e
priva di giudizio, diventa così un rifugio emotivo. Tuttavia, questa dinamica
può generare una dipendenza psicologica, come sottolineano gli esperti
dell’Università di Stanford: l’uso eccessivo dei chatbot può portare a una diminuzione
delle capacità di pensiero critico e a una pigrizia cognitiva.
L’allarme degli esperti
Telefono Azzurro ha lanciato un appello per affrontare il
fenomeno con responsabilità. Secondo il presidente Ernesto Caffo,
l’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui i giovani si
relazionano tra loro e percepiscono la realtà. Il 40% degli adolescenti
considera attendibili le risposte dei chatbot senza verificarne la fonte, e il
23% ha ricevuto contenuti inappropriati o pericolosi.
Verso una regolamentazione
Per affrontare questi rischi, gli esperti propongono misure
concrete: verifica obbligatoria dell’età, progettazione di chatbot
“child-safe”, implementazione di filtri intelligenti e programmi di educazione
digitale rivolti a famiglie e scuole. Vietare l’uso dell’IA non è la soluzione,
ma è fondamentale accompagnare i ragazzi verso un utilizzo consapevole e
critico di questi strumenti.
L’intelligenza artificiale può essere un valido supporto, ma
non deve sostituire le relazioni umane. Parlare con una macchina non potrà mai
sostituire l’empatia, il confronto sincero o il calore di un’amicizia reale. In
un mondo sempre più digitalizzato, aiutare le nuove generazioni a mantenere un
legame sano con la realtà è una sfida urgente.
Nessun commento:
Posta un commento
se hai ritenuto utile questo articolo commenta a sentimento, ciao